Gli Intramontabili #3: Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll


Benvenuti alla terza puntata de "Gli Intramontabili"! Questa volta affronteremo uno dei libri più discussi di sempre e da cui sono stati tratti cartoni e film. Di cosa stiamo parlando? Di "Alice nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll.
Affronteremo brevemente questo libro, parlando di ciò che colpisce non appena si inizia a sfogliare le sue pagine e del messaggio che trapela da questa storia così straordinariamente strana.


TITOLO:
Alice nel Paese delle Meraviglie

AUTORE:
Lewis Carroll

EDITORE:
Demetra

COLLANA:
Nuovi Acquarelli

PAGINE: 128

PREZZO: 8€

GENERE: Romanzo d'analisi/fantasia/infanzia


Alice nel Paese delle Meraviglie su IBS
TRAMA:

Nel Paese delle Meraviglie non valgono le leggi della fisica: si cade per chilometri (forse, ma non si è sicuri) senza farsi niente. Non valgono le leggi del buon senso e dell'educazione: una fanciulla britannica di buona famiglia può permettersi di bere intrugli quantomeno sospetti, o di sbocconcellare funghi magici seguendo i consigli di un bruco drogato. Può infrangere tutte le noiose poesie edificanti propinatele da pseudopoeti bacchettoni, stravolgendole in strofe di una crudeltà e di un'anarchia inaudite. Nel Paese delle Meraviglie non ci sono regole predefinite: è una bambina disambientata a creare il mondo e le entità che lo popolano. Alice non va dove la porta il cuore: va dove la porta il caos.

La prima volta che ho incontrato Alice nel Paese nelle meraviglie non è stato grazie alla lettura del libro. I miei mi regalarono la cassetta del cartone e ammetto, ne rimasi confusa. All'inizio non sapevo bene di cosa parlasse, per me era solo il racconto del sogno di una bambina… niente di più. Solo dopo un po' scoprii che in realtà quel cartone così strano era stato tratto da un libro meraviglioso.
Ho sempre visto Alice nel Paese delle Meraviglie come la rappresentazione del rapporto che si crea fra i bambini e il complesso universo degli adulti. Il Paese delle Meraviglie è quel mondo difficile in cui, nell'immaginario di Alice, ci sono tante scelte da fare, sfide assurde da superare in compagnia di creature che non sempre hanno fattezze reali. Gli animali parlano, i gatti svaniscono, le carte diventano soldati sotto il comando di una perfida regina di cuori dalla testa enorme e "dal grilletto facile", per così dire… Insomma tutto è sottosopra e niente sembra avere un vero e proprio senso logico. Alice fatica a comprendere questo mondo all'inizio, credendo infatti di aver perduto la testa ma man mano che si procede con la storia anche lei inizierà a trovare normali quelle strane creature e quello strano paese. Smetterà di chiedersi i perché che sono soliti dei bambini. L'ho vista come una metafora del passaggio dall'essere bambino all'essere adulto: i bambini sono curiosi, si domandano sempre il perché delle cose; gli adulti ad un certo punto non hanno più questa peculiare caratteristica. Pensano al lavoro, ai soldi, al guadagno e al futuro della famiglia. Non hanno più la fantasia gdei bambini. Il Bianconiglio stesso lo vedo come rappresentazione dell'idea adulta che il tempo è prezioso e che si tende a vivere sempre con l'ansia della puntualità susseguita dalla punizione in caso di ritardo. I giochi di parole che Carroll utilizza e il quasi assente senso delle azioni ripetitive compiute dal Cappellaio Matto e dalla Lepre durante l'ora del tè, mostrano la ripetitività della vita di un tempo e la staticità di una realtà che non credeva nel cambiamento ma preferiva rimanere nascosta dietro ad un apparente ordine caratteristico dell'epoca vittoriana.
Il Paese delle Meraviglie sognato dalla piccola Alice è invaso dalle contraddizioni: il caos e la precisione, coraggio e timore, oscurità e luce, fantasia sfrenata e realtà. Questo è un libro pieno di talmente tante insidie, che è difficile da capire profondamente se a leggerlo è un bambino. Allo stesso tempo non si può non trovare un mondo di fantasia e immaginario che fa bene ai bambini, che permette loro di usare le idee e l'immaginazione e creare a loro volta mondi fantastici senza per forza doverne capire l'essenza.
Se infatti non si legge con occhio critico, rimane un libricino che fa ritornare alla mente la fanciullezza, quando era facile sognare, quando da una nuvola si ricavavano le più strane creature e quando giocare con gli amici immaginari non era considerato da matti.
Consiglio questo libro a chiunque voglia evadere dalla realtà, leggendolo con leggerezza e senza per forza cercare significati ulteriori fra le sue righe; ma lo consiglio anche a chi vuole entrare un po' più in profondità e cogliere il pensiero di un Lewis Carroll davvero capace di riportare la realtà cruda e cinica nel mondo della fantasia di una bambina.


Best Wishes ♥
Gio

Commenti

Post popolari in questo blog

Something New...#2: The Vanishing Stair di Maureen Johnson

Recensione "Racconti di amori e solitudini" di Dante Zucchi

Yes or No: promossi o bocciati? #7