World Eating Disorders Action Day 🎀


Buon pomeriggio lettori. Come procedono le vostre giornate di quarantena? Le nostre procedono tra libri, film, fornelli, lavoro da casa, pittura e tutti gli hobby a cui potete pensare. Lu continua a lavorare, il suo lavoro, per quanto poco considerato e riconosciuto è considerato essenziale: la disabilità non ci ferma con il resto del mondo. Ecco perché nonostante la quarantena i post non sono duplicati: una di noi non può restare a casa. Per cui vi preghiamo di farlo almeno voi! E' importante! Alcune cose possono essere rimandate, la vostra salute no!
A proposito di salute, oggi siamo qui per celebrare la "World Eating Disorders Action Day" ovvero la "Giornata Mondiale di prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare": disturbi sempre più frequenti all'interno della nostra società. Ricordatevi che sono disturbi legati alla società, al contesto e al mondo in cui viviamo, non sono presenti in tutto il mondo: sono tipici della società moderna.
Ma cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare? Immagino che molti di voi conoscano solo l'anoressia, ma se vi dicessi che sono svariati e spesso molto frequenti? Se vi dicessi che esistono siti internet dedicati a DCA, alcuni dei quali sono veri e propri forum e blog di confronto e incontro a favore dell'insorgere dei DCA chiamati sito pro Ana? Spesso frequentati da adolescenti o persone estremamente fragili che trovano conforto in una collettività che condivide un'idea secondo la quale i DCA non sono pericolosi ma rendono liberi e belli, o sicuri e confortati? Lo sapevate? Forse e si, ma forse no... I DCA non sono da sottovalutare, così come non lo sono il bullismo, la mancata autostima o l'indifferenza che spesso sono alla base dell'insorgere di certi comportamenti. I disturbi alimentari, escludendo picacismo e mericismo che altro non sono che l'ingestione di qualunque cosa e la ruminazione del bolo spesso legati a problemi di salute medica, sono anoressie, bulimia e binge eating disorder ovvero obesità patologica. Possiamo parlarne singolarmente e dettagliatamente,se vi interessa, in altri post... se così fosse lasciate un commento se desiderate approfondire l'argomento.
Ciò che ci interessa in questo momento è la prevenzione, perché ricordate che il tasso di mortalità è elevato... sono sempre di più i casi di decesso: ma ricordate che si può guarire grazie a percorsi riabilitativi e soprattutto è possibile diminuire i casi tramite campagne di prevenzione e controllo. Si raccomanda inoltre un intervento repentino, è molto più difficile intervenire in situazioni di cronicità.
Ecco perché oggi, si celebra la quarta edizione di questa giornata: è fondamentale sensibilizzare l'intera popolazione per prevenire il "problema". Vi presentiamo ora un film reperibile su netflix che tratta proprio di anoressia, il disturbo alimentare più frequente e conosciuto di tutti...

Fino all'Osso

di Marti Noxon

con: Lili Collins, Keanu Reeves, Carrie Preston, Lili Taylor, Rebekah Kennedy, Liana Liberato, Alanna Ubach

Paese: Stati Uniti, 2017

Genere: Drammatico

Durata: 107min

Distribuzione: Netflix Original



Trama
Fino all'osso, diretto da Marti Noxon, è la drammatica storia di Ellen (Lily Collins), una ventenne affetta da anoressia nervosa, sviluppata nel corso degli anni a causa dei problemi familiari e delle sue stesse paure. Quando la compagna di suo padre (Carrie Preston), con cui Ellen vive, si accorge di quanto la sua condizione fisica sia diventata critica, la convince a sottoporsi all'anticonvenzionale programma riabilitativo del dottor Beckham (Keanu Reeves).
Ellen viene accolta così in una terapia di gruppo, dove incontra e conosce altri ragazzi che, come lei, soffrono di disturbi alimentari. Proprio il legame instaurato con gli altri pazienti, in particolare con Luke (Alex Sharp), e le sedute con l'insolito medico, la metteranno di fronte alla sua malattia; la ragazza dovrà quindi scegliere se abbracciare la vita e riprendere a mangiare o continuare a non accettarsi, rischiando la morte.

"L'anoressia è un disagio in cui la persona coinvolta si rifiuta di nutrirsi per diversi motivi. Comunemente il termine è spesso usato come sinonimo di anoressia nervosa (dove il rifiuto è dovuto alla paura di ingrassare e di apparire grasso, o "imperfetto"), ma in realtà esistono molteplici possibili cause di una diminuzione dell'appetito, alcune delle quali potrebbero risultare innocue, mentre altre sono indice di una grave condizione clinica o comportano un rischio significativo." (Wikipedia)

Ciao a tutti. Sarò io, Gio, a parlarvi brevemente di questo film. Premettendo che è passato un bel po' di tempo da quando lo vidi, non posso dimenticare l'impatto che ebbe su di me. Lo volli vedere per svariate motivazioni; non sono mai arrivata al punto di soffrire d'anoressia ma solo perché i miei genitori sono stati abbastanza coraggiosi nel prendere precauzioni non appena si son resi conto del mio problema. Quindi ho voluto un po' sfatare quel che mi era successo, quel che mi è successo, e vedere come venisse affrontato questo tema così importante.
In secondo luogo sono stata attratta dal cast.
Lili Collins interpreta una ragazza di nome Ellen che soffre di anoressia nervosa. Ellen viene accompagnata in una casa di cura dalla compagna di suo padre e sin da subito si nota come lei non sia disposta ad affrontare il suo problema. Vuole avere tutto sotto controllo, anche il suo rapporto ossessivo che ha nei confronti della malattia. Esprime il suo rapporto conflittuale con gli altri e con sé stessa tramite il disegno e non accetta in nessun modo le regole della casa. Non le accetta fino al punto di scappare, spezzando il cuore di Luke, un ragazzo in cura nella sua stessa casa e che si innamora di lei. Scappando Ellen crede di non voler lottare più e di volersi abbandonare alla morte. Nella fuga si incontra con la madre biologica che l'aveva abbandonata da piccola e qui lei l'aiuta finalmente ad accettarsi: accettare la malattia, accettare il suo dolore, il suo passato, le sue paure e la sua condizione.
Il momento che mi ha colpita di più è stato quando la madre chiede ad Ellen di poterla nutrire, un po' come se nutrendola con un biberon potessero entrambe tornare indietro nel tempo e cancellare tutta la sofferenza dal momento dell'abbandono fino a quello stesso istante. Un po' come fare reset e ricominciare tutto da capo.
Dopo di ché è Ellen a lasciare la madre per intraprendere un ultimo percorso che le serve per capire se vuole vivere per davvero o lasciarsi andare alla morte. Cadrà durante il suo percorso, letteralmente cadrà a terra e perderà coscienza. Durante questa fase lei sogna di vedere sé stessa seduta su un ramo affianco a Luke: si vede bella e sana rispetto allo scheletro che è in realtà. Quando apre gli occhi, sporca e disidrata per le ore passate in mezzo alla sabbia e sotto al sole rovente, è sicura di una cosa: sa di voler vivere. Sa di voler fare di tutto per poter avere un futuro.
Così lei ricomincia il percorso di sua volontà; ritorna nella casa di cura accompagnata dalla sua madre biologica e la compagna di suo padre e tutti la accolgono a braccia aperte.
Qui il messaggio sorge chiaro: nessuno sarà mai davvero disposto a prendere la propria vita in mano finché non sa che è la cosa giusta da fare per se stesso. Se non si vuole guarire, non si guarisce. Se non si sente il bisogno di chiedere aiuto, nessuno potrà mai obbligarti a cercarlo. Posso solo parlare per esperienza personale, anche se non sono mai arrivata a quel punto. Non è stato facile accettare il fatto che i miei genitori stessero prendendo il controllo su di me. Non volevo parlare con la persona da cui mi portarono e fu davvero difficile sbloccarmi ed accettare il fatto che avessi un problema. Ci vollero lunghe settimane prima che riuscissi a capire che stavo per cadere nel baratro ma poi ce l'ho fatta. Non per mia madre e mio padre, non per la dottoressa né per la mia famiglia o chiunque mi fosse attorno. Ce l'ho fatta per me. Perché l'ho voluto io.
Per questo mi sento di dire che il messaggio che passa dalla visione di questo film è proprio questo. È indispensabile l'appoggio delle persone che ci vogliono bene, è indispensabile l'intervento di psicologi e dottori competenti, ma tutto deve partire da chi non sta bene.
Ricordo che quando il film uscì ci furono parecchie polemiche proprio per la tematica trattata. C'era chi temeva che affrontare un tema così avrebbe portato ad un incremento dei casi di anoressia (perché?!), c'era chi diceva che la rappresentazione della malattia fosse troppo estrema, troppo cruda e realistica. Ma invece penso che il film sia stato fatto esattamente come doveva esser fatto. Dopotutto si tratta di realtà, si tratta di fatti che accadono e che non sono frutto della fantasia di uno scrittore o di uno sceneggiatore. Perché mai sarebbe dovuto essere meno realistico?
Per poter riuscire a vedere "Fino all'Osso" bisogna sicuramente essere dell'umore giusto e bisogna esser consapevoli che non si tratta del solito film drammatico. È vero ed è giusto così. Non ci si può aspettare niente di meno.


Best Wishes ♥
Lu & Gio

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione "Racconti di amori e solitudini" di Dante Zucchi

Something New...#2: The Vanishing Stair di Maureen Johnson

Yes or No: promossi o bocciati? #7