Intervista all'Autore: Luca Scopitteri in "Gioca con Me" _ Evento di Natale LCS

Buonpomeriggio cari lettori e care lettrici!
Come state? Il natale oramai si avvicina, avete già comprato i regali? Magari qualche bel libro?
Ma bando alle ciancie e veniamo a noi! Siamo di ritorno quest'oggi con un'intervista dedicata all'autore di un romanzo tutto italiano di cui vi abbiamo già parlaro ampiamente in queste settimane grazie all'evento di natale creato da Ultime dai Libri con cui abbiamo iniziato diverse collaborazioni! Qualche giorno fa abbiamo postato anche la recensione, siamo parlando di Gioca con me di Luca Scopitteri. Oggi è giunto il momento di presentarvi l'autore del libro e addentrarci nella sua "mente" e nella sua vita... riusciremo a dissipare dubbi e e curiosità? Vi riporto di seguito non solo i dati del libro ma anche tutte le domande e le risposte dell'autore che si è gentilimente offerte di rispondere alle nostre domande e a quelle di altre blogger, correte su IG e seguite gli hastag #LCSEventodiNatale per trovare tutte le interviste!
Ma prima di tutto: chi è Luca Scopitteri?
Nato a Novara nel 1977. Appassionato di mistero, descrive nei suoi romanzi mondi nei quali l’atmosfera soprannaturale e onirica si incontra e si scontra con la realtà. Frequenta il corso di scrittura creativa “Raul Montanari” e nel 2017 pubblica il suo romanzo d’esordio Il creatore di sogni. Nel 2020 vince il primo premio nel “Concorso Letterario Lago Gerundo” con il racconto Gioca con me. Lo stesso anno esce il suo secondo romanzo, Il creatore di ombre, finalista al “Premio Letterario Città di Latina” e al “Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti” di Seravezza, oltre che menzione d’onore al “Premio Residenze Gregoriane” di Roma e “Irdidestinazionearte” di Firenze.



TITOLO:
Gioca con me

AUTORE:
Luca Scopitteri

EDITORE:
Morellini Editore

PAGINE: 272

PREZZO: 18€

GENERE:
Thriller, Sovrannaturale, Horror

Link all'acquisto!

Trama:
Durante una gita tra le montagne della Val d’Ossola, una ragazza scompare. I carabinieri seguono la pista di un rapimento, mentre il fidanzato, Guido, è convinto che la sparizione di Francesca sia opera di un essere soprannaturale che infesta i boschi. Insieme all’amico Stefano, Guido inizia la ricerca della fidanzata per conto proprio, mentre misteriosi eventi sconvolgono la sua quotidianità. Più la convinzione del soprannaturale si radica in lui, più Stefano ritiene che l’amico sia vittima di un raggiro. L’arrivo di un uomo dal passato oscuro, Mario Spani, getta altre ombre su una storia forse iniziata negli anni Sessanta all’ospedale psichiatrico di Novara. Il rapporto tra i due amici diventa sempre più conflittuale e si radicalizza in opposte convinzioni che li fa allontanare. Chi ha rapito Francesca? Perché strani incubi tormentano Guido e Stefano? C’è davvero un essere demoniaco che si aggira nei boschi?


-Come è nato Gioca con me? C’è qualche evento in particolare che ha dato origine all’idea alla base di questo romanzo?

Era il 2020 e stavo frequentando un corso di scrittura creativa tenuto dal docente e scrittore Raul Montanari. Aveva assegnato un compito: “Scrivete un racconto sul soprannaturale”. L’ho presentato una settimana dopo, un lavoro non particolarmente riuscito. Tuttavia, il soggetto mi piaceva; ero stato solo troppo frettoloso nello scriverlo. Un mese più tardi l’ho rielaborato e presentato al Concorso Letterario Lago Gerundo vincendo il primo premio e la pubblicazione con un’ottima casa editrice. In seguito ho incontrato l’editore, Mauro Morellini, e ho considerato l’idea di creare un romanzo partendo da quell'idea originaria. Ci sono voluti un paio di anni per finirlo, ma un mese dopo averlo consegnato nelle mani dell’editore, firmavo il mio primo contratto editoriale.

-Perché hai pensato di scrivere un romanzo thriller/sovrannaturale dai toni horror?

Ho vissuto l’adolescenza con paura, una paura che trovava sfogo soprattutto la notte. Soffrivo di terrore notturno ed erano innumerevoli i sogni interrotti da mostri immaginari… questo, naturalmente, quando riuscivo a prendere sonno. Crescendo, ho razionalizzato il tutto e compreso le origini di queste paure, e oggi, scriverne, la considero una forma di rivincita, una rivalsa.

-Se tu dovessi scegliere 3 parole con cui descrivere questo romanzo quali sarebbero?

Un puzzle, un mistero, una paura antica.

-A chi consiglieresti la lettura del tuo romanzo e di conseguenza a chi non lo consiglieresti?

A chi ama il genere thriller, con quella carica di suspense che ti accompagna in ogni pagina. A chi crede che non tutto abbia una spiegazione, ma anche a chi cerca una rassicurazione nella scienza e nella ragione. A chi vuole avventurarsi in un viaggio fatto di piste e di falsi indizi, e che alla fine conduce a una verità sconcertante. Per gli stessi motivi lo sconsiglio a chi predilige una trama più lineare, quasi rassicurante, una storia che ti accompagni quasi con il sorriso.

-Quanto “Luca “c’è dentro Guido, il protagonista?

Non tanto, a dire il vero. Direi l’impulsività, il desiderio di buttarsi a testa bassa su un’idea in cui si crede, a costo di lottare contro il pensiero contrario degli altri.

- C’è un personaggio nel quale ti identifichi di più o che senti particolarmente vicino? Se si perché?

Ogni personaggio ha un po’ di me. La giornalista, ad esempio, ha la mia stessa volontà di andare alla ricerca della verità; Stefano, l’amico fraterno di Guido, è diviso tra la volontà di credere nella scienza e nella ragione e il dubbio che possa esistere qualcosa di più “grande”.

-Hai una scena del cuore? C’è un capitolo del libro che ti ha provocato più emozioni durante la scrittura?

Ce ne sono diversi. Tuttavia, se ne devo scegliere uno, ti direi il racconto di “Gioca con me”, quello con cui ho partecipato al concorso e che ha dato origine al libro e alla mia avventura nel mondo editoriale.

-Cosa ti ha portato ad inserire all’interno della storia riferimenti agli anni 60 e alla realtà degli ospedali psichiatrici?

Avevo bisogno di un collegamento che unisse e al tempo stesse creasse un contrasto tra la scienza e la natura, tra la ragione e la fede. Oggi siamo abituati a mettere in dubbio quasi tutto, la medicina, la religione, le parole del prossimo… Credo che la linea di demarcazione tra il nuovo e il passato si possa riscontrare in quegli anni. La scienza stava facendo i primi passi verso il futuro, e iniziavano a scontrarsi le antiche credenze e superstizioni con le moderne concezioni. La stessa società e la cultura stava mutando. Questo scontro è stata la base di partenza di tutte le sfide che hanno dovuto affrontare i protagonisti del romanzo.

-La scelta del puzzle e di un “investigatore” improvvisato alla ricerca della verità ricorda decisamente un’escape room: come ne vedresti una ispirata al tuo libro?

Sì, credo che potrebbe funzionare. Ogni pezzo del puzzle ti porta a scoprire un indizio e andare avanti. Ma solo quando avrai disposto tutti i tasselli ti sarà chiaro il quadro generale. - C’è qualche autore di thriller o horror che preferisci?

Nei confronti di Stephen King ho una sorta di venerazione. La poetica che ritrovo nelle sue pagine è un contrasto unico e inimitabile tra la paura che genera e la bellezza delle sue parole. Poi, mi sento di aggiungere Poe e Lovecraft, mentre per quanto riguarda gli italiani apprezzo davvero tanto i lavori di Donato Carrisi. Tuttavia, non leggo solo questo genere. Ma sarebbe davvero lunga una lista con gli scrittori che preferisco.

- A che età hai iniziato a scrivere o hai capito che era giunto il momento di scrivere un libro?

Nel 2016 ho pubblicato il mio primo romanzo. Non è un lavoro di cui vado fiero. Difatti, ho intenzione di rimetterci mano perché trovo la trama valida: necessita solo di essere rielaborata e arricchita alla luce della mia attuale esperienza. Al tempo stesso, ci sono molto legato proprio perché mi ha fatto capire che la scrittura non era solo un passatempo. Negli anni ho seguito molti corsi di formazione, mi sono documentato e ho letto moltissimo, e tutto nasce da quel lontano 2016.

- Un thriller/sovrannaturale dai toni horror è una scelta decisamente originale, che funziona: come mai questo genere?

Ti ho parzialmente risposto in apertura. Voglio, però, aggiungere una cosa. Il thriller/horror confina la paura in un mondo immaginario. In questa dimensione possiamo gestirla, controllarla senza esserne sopraffatti. Ma questo non vuol dire sconfiggerla, perché deve essere sempre presente in noi, per proteggerci, in primo luogo. Scrivendo della paura, vorrei lasciare questo messaggio nel lettore: fare accettare questa emozione come una compagna di viaggio, la stessa che accompagna i protagonisti del romanzo per tutte le pagine del libro.




Best Wishes ♥
Lu

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